IOT e industria 4.0

Internet delle cose

Il termine IoT, Internet delle cose, è un neologismo introdotto alla fine del secolo. Ashton Kevin, ricercatore britannico e co-inventore del chip RFID presso il rinomato Massachusetts Institute of Technology (MIT), utilizza nel 1999 il termine IoT per definire il collegamento tra oggetti materiali con una struttura composta da rappresentazioni virtuali. Nell’IoT rientrano prodotti e dispositivi digitali collegati a Internet orientati all’utente. Tra questi ad esempio i dispositivi elettronici tutti quelli oggetti della vita quotidiana che raccolgono dati sull’utente, sull’utilizzo e sull’ambiente circostante. I dati vengono solitamente utilizzati per ottimizzare le prestazioni o come base per ulteriori servizi intelligenti. Oggi l’IoT (Internet of Things) guida praticamente ogni settore.

Industria 4.0

Il termine Industria 4.0 è stato utilizzato per la prima volta alla Fiera di Hannover nel 2011. Il termine tedesco Industrie 4.0 venne ripreso nell’ottobre 2012 da Siegfried Dais della Robert Bosch GmbH e da Henning Kagermann della Acatech per un gruppo di lavoro che presentò al Governo federale tedesco una serie di consigli per l’implementazione del digitale nell’industria. Il report venne diffuso con successo in occasione della Fiera di Hannover nel 2013. Con industria 4.0 oggi intendiamo il collegamento su rete digitale di persone, macchine e prodotti per una produzione efficiente e per processi a valore aggiunto, nelle cosiddette Smart Factory. L’industria 4.0 sfrutta quindi macchine altamente connesse e automatizzate, le quali utilizzano risorse e interfacce di rete per monitorare autonomamente il proprio operato e l’ambiente circostante. In questi casi si parla anche di comunicazione Machine-to-Machine (M2M)

26/06/2018Permalink

La batteria Powerwall di Tesla – “…ciò che mancava”

Powerwall, è una grande batteria che può immagazzinare molta energia nelle ore in cui costa meno, oppure dai pannelli solari: viene descritta come rivoluzionaria

È stata presentata a Hawthorne, in California, la Tesla Powerwall Home Battery: un’innovativa e particolarmente potente “batteria domestica”.

A produrre e vendere Powerwall è Tesla Energy, un nuovo ramo di Tesla Motors, società fondata nel 2003 e specializzata nella produzione di automobili elettriche, molto apprezzate per la loro qualità e le loro alte prestazioni.

L’amministratore delegato di Tesla Motors – che sta dietro al progetto Tesla Energy Powerwall – è Elon Musk: un estroso e capace imprenditore sudafricano di 43 anni famoso tra le altre cose per aver fondato PayPal e per aver creato SpaceX.

Musk è anche il principale investitore di SolarCity, società che si occupa di prodotti e servizi legati al fotovoltaico, e di Hyperloop: un sistema, ancora in fase di sperimentazione, per un innovativo mezzo (e modo) di trasporto ad alta velocità.
Presentando Powerwall, Musk ha detto: «La nostra missione è cambiare il modo in cui il mondo usa l’energia. Suona esagerato, e folle, ma vogliamo cambiare le infrastrutture energetiche di tutto il mondo, fino ad azzerare completamente il consumo di anidride carbonica».

Powerwall è una batteria domestica che si carica sfruttando l’energia elettrica generata da pannelli solari, oppure immagazzinandola dalla rete elettrica nelle ore in cui costa meno – quindi di notte – e permette poi di utilizzarla di giorno o quando costa di più.

Tesla Powerwall

Powerwall è formata da una batteria ricaricabile a ioni di litio (un tipo di batteria già molto diffuso e comune) capace – a detta di Musk – di soddisfare autonomamente l’intero fabbisogno energetico di una normale abitazione.

Ciò che rende innovativa questa batteria è quindi, oltre alla sua potenza, la sua capacità di conservare e accumulare energia: fa risparmiare persone, famiglie e aziende, permettendo loro di soddisfare il rispettivo fabbisogno energetico razionalizzando le risorse e diminuendo l’inquinamento.

Powerwall, ha spiegato Musk, «offre sicurezza, libertà e serenità».

Musk ha poi aggiunto: «tutto quello che dobbiamo fare è distribuire 2 miliardi di Powerwall per soddisfare il fabbisogno energetico di tutto il mondo, soprattutto per favorire le comunità più povere, attualmente non collegate a una linea elettrica».

Il sito Tesla su Powerwall:

“Una normale abitazione usa più elettricità di sera e di mattina. È però tra mattina e sera (quando c’è meno utilizzo di elettricità) che c’è più disponibilità di energia solare. Senza una batteria domestica (e quindi prima di Powerwall), l’energia solare in eccesso veniva venduta alla compagnia elettrica e ricomprata nei momenti in cui serviva: e questo aumenta il lavoro delle centrali elettriche aumentando le emissioni di anidride carbonica. Powerwall elimina questo problema rendendo l’energia solare prodotta da casa, disponibile in ogni momento (e non solo nel momento in cui viene prodotta)”.

Le batterie domestiche Powerwall sono alte più di un metro, sono larghe 86 centimetri, hanno uno spessore di quasi 20 centimetri e pesano circa 100 chili. Saranno messe in vendita in diversi colori e sono state pensate per essere installate sulle pareti di casa; secondo quanto detto da Musk durante la presentazione, potranno essere installate in meno di un’ora da un tecnico specializzato. Le batterie Powerwall, così come delle normali batterie, potranno – in caso di maggiori richieste di energia – funzionare in gruppo: basterà acquistare e collegare tra loro due o più Powerwall per aumentare l’accumulo di energia. Le batterie Powerwall – che avranno, nel modello base, una capacità di 7 kWh (chilowattora) – saranno distribuite e messe in commercio da questa estate, a un prezzo di circa 3mila euro; la prima nazione europea in cui saranno vendute sembra sarà la Germania, in cui i pannelli solari sono particolarmente diffusi. Non esiste però ancora una data certa, nemmeno per quanto riguarda l’Italia.

L’evento di presentazione delle innovative batterie domestiche di Tesla è stato seguito negli Stati Uniti, nella notte tra giovedì e venerdì, con un’attenzione e un interesse che nel settore tecnologico sono di solito riservati alle presentazioni di Apple, Google o Amazon.
Il sito specializzato Benzinga, importante società quotata al NASDAQ-100, ha seguito la presentazione con un liveblog; altri importanti siti di tecnologia hanno già scritto dettagliate recensioni per il prodotto, che Elon Musk ha definito “The missing piece”, il pezzo mancante (e quindi capace di collegare efficacemente produzione e consumo di energia elettrica dal sole).

21/05/2015Permalink

Pannelli solari termici (per acqua calda) – cosa sono ?

I pannelli solari si dividono in tre diverse categorie di prodotti a seconda dell’utilizzo, possiamo distinguerli in:
pannelli solari fotovoltaici, finalizzati alla produzione di energia elettrica per un normale uso domestico
pannelli solari termici, finalizzati al riscaldamento dell’acqua sanitaria.
pannelli solari a concentrazione, concentrano i raggi solari in un punto tramite un sistema di specchi parabolici, il calore così generato surriscalda un liquido termovettore o un serbatoio fino a 400~ 600°C.
Il calore generato può essere riutilizzato per generare forza vapore e quindi elettricità.

I pannelli solari termici permettono di riscaldare l’acqua sanitaria per l’uso quotidiano senza utilizzare gas o elettricità.
Sono pertanto un sostituto dello scaldabagno e/o della caldaia a gas per ottenere acqua calda (per lavare piatti, fare la doccia, il bagno ecc.)
In secondo luogo è indubbio un vantaggio economico nell’abbattimento della spesa in bolletta e della riduzione di CO2 imessa nell’atmosfera.
In Italia godiamo di un’insolazione media di 1500 kWh/m2 ogni anno.
Anche ipotizzando un rendimento medio dei pannelli solari termici, con 160.000 metri quadri di pannelli solari installati in una qualsiasi regione italiana le famiglie risparmierebbero in bolletta circa 8 milioni di metri cubi di metano per il riscaldamento dell’acqua sanitaria tramite la caldaia a gas o circa 80 Gwh di energia elettrica .
Le principali domande o dubbi sono basate sulla presenza o meno del sole del genere “quando piove?” “quando è nuvoloso?” “di notte?”.
In realtà la moderna tecnologia ha superato da tempo questi handicap di qualche anno fa.
Non si spiegherebbe altrimenti perché molti paesi europei con un livello di insolazione inferiore all’Italia (es. Germania) abbiano già investito massicciamente nei pannelli solari termici …molto più del nostro paese del sole.
E’ il caso della Germania e dell’Austria in cui la superficie occupata dai pannelli solari termici è molto più grande di quella occupata attualmente in Italia.
Un altro paese europeo molto avanti nell’utilizzo dei pannelli solari termici è la Grecia.
I pannelli solari, o collettori termici, sono diventati una realtà di tutti i giorni.
La crescita del mercato europeo del solare sta contribuendo a un rapido abbattimento dei prezzi d’acquisto dei panneli tramite la spinta della concorrenza tra imprese produttrici e installatrici.
Dal lato tecnologico i rendimenti d’uso dei pannelli sono fortemente migliorati rispetto al passato per effetto dei crescenti investimenti dei produttori nella ricerca di innovazioni.
Installare i pannelli solari termici e/o pannelli fotovoltaici è una scelta privata, motivata dalla propria sensibilità per il rispetto dell’ambiente.

20/05/2015Permalink

La Svizzera scommette sul sole

“La nuova strategia energetica della Svizzera al 2050 intende puntare sulle rinnovabili e in particolare sul solare” scrive PHOTON nell’articolo del 27.02.2015. “Sono queste le conclusioni di un rapporto pubblicato dal Consiglio Federale della Svizzera. Il rapporto, che mette a confronto le tecnologie del fotovoltaico e del solare termico, sottolinea come i costi del solare termico non siano scesi durante gli ultimi anni, mentre quelli del fotovoltaico si sono ridotti e continuano a ridursi costantemente. Per questa ragione, il Consiglio Federale ha annunciato che le due tecnologie sono ormai diventate competitive e che saranno i consumatori a fare la loro scelta. Il Consiglio Federale intende portare la quota di produzione di elettricità da fonte fotovoltaica da 500 gigawattora nel 2013 a 7,0 teravattora nel 2020 e, a questo proposito, ritiene che un , la nuova potenza fotovoltaica registrata nel 2013, consentirà il raggiungimento di tale risultato.” © PHOTON
Rapporto del Consiglio Federale del 25.02.2015: clicca qui!

15/04/2015Permalink

I costi di produzione del fotovoltaico rispetto alle altre fonti

Solo qualche anno fa l’idea di produrre in Italia elettricità pulita con fonti rinnovabili a basso prezzo era impensabile.

Qual è il “costo di produzione” che conviene?

La risposta è:
quanto riesco ad autoconsumare dell’energia prodotta?

Per effetto della crisi, ma anche delle stesse fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, il prezzo dell’energia sui mercati all’ingrosso è crollato: si è arrivati a prezzi medi di 5 centesimi per kwh (all’ingrosso, sulla borsa elettrica).
Nonostante il prezzo dell’elettricità all’ingrosso sia crollato, il costo dell’elettricità per l’utente finale si mantiene al di sopra dei 20 centesimi per kwh.

La corrente elettrica in bolletta costa, al lordo di tutto (imposte, oneri, servizi, …), più di 20 centesimi di euro per kwh.

Questo vuol dire due cose:

se vendo l’energia in rete mi viene pagata “una miseria” (con prezzi di mercato intorno ai 5 centesimi al kwh);
ma se autoconsumo la “mia” energia, riducendo i prelievi di rete, evito di pagare l’energia in bolletta ad oltre 20 centesimi al kwh..

In questo secondo caso: il fotovoltaico conviene e, più riesco ad autoconsumare, più la convenienza aumenta
(lo stesso ragionamento vale, peraltro, per eolico ed altre fonti, anche non rinnovabili).

Una nota interessante: attualmente il prezzo medio di mercato della corrente elettrica è talmente basso che non riesce a ripagare il costo di produzione di nessuna tecnologia di produzione energetica.
Ogni tecnologia, non solo quella fotovoltaica, per essere conveniente, deve avere un costo di generazione dell’energia inferiore rispetto al prezzo di vendita della stessa energia.
Anche le centrali inquinanti a gas e carbone, considerando il costo delle emissioni  nocive, hanno costi unitari elevati, insostenibili rispetto agli attuali prezzi dell’energia all’ingrosso.

In definitiva: il costo di produzione del fotovoltaico rispetto alle altre fonti, conviene o non conviene?

Il costo di produzione dell’energia elettrica prodotta da fonte solare è conveniente se:

  • si installa sul tetto di casa in scambio sul posto e soprattutto in autoconsumo immediato,
  • si installa sul tetto di un’azienda che può consumare istantaneamente gran parte dell’energia prodotta dai pannelli,
  • si installa un impianto di medie o grandi dimensioni con l’obiettivo di vendere gran parte dell’energia prodotta direttamente ad un utente finale o ad una rete locale o ad un’azienda. In questo caso è possibile fare un contratto bilaterale tra privati per la compra-vendita diretta dell’energia ad un prezzo stabilito. Il prezzo stabilito deve essere un prezzo intermedio tra “prezzo di mercato dell’energia all’ingrosso” e “prezzo dell’energia in bolletta” dell’utente finale.

Ovviamente la convenienza del fotovoltaico dipende dal prezzo di acquisto/ installazione dell’impianto: i livelli di costo, con la fine degli incentivi sono in continua evoluzione ….sarebbe meglio dire: in continuo ed esponenziale  ribasso.

All’aumentare della taglia dell’impianto, diminuisce in proporzione il prezzo unitario. Non solo: all’aumentare degli stock acquistati (dagli installatori), diminuisce il prezzo unitario.

29/12/2014Permalink

Generazione distribuita

La generazione distribuita alla conquista del mondo

La produzione elettrica distribuita, la cd. “generazione distribuita”, ha molti vantaggi, sia in termini strategici, che di efficienza. Ecco perchè sta diventando il nuovo modello energetico nel mondo grazie allo sfruttamento delle fonti rinnovabili.

È decisamente in piena salute la generazione distribuita: secondo i dati pubblicati dall’Agenzia Global Data, sarà soprattutto il campo del fotovoltaico ad avere la maggiore espansione, sia in Europa che nel resto del mondo nel corso dei prossimi anni.

Il fotovoltaico, come le altre fonti rinnovabili, non ha bisogno di poche grandi centrali di produzione elettrica. La fonte solare, che è distribuita e disponibile in maniera diffusa sul territorio, permette la produzione direttamente sui luoghi del consumo. Questa è la generazione distribuita.

La generazione distribuita è la produzione di energia elettrica decentralizzata, cioè sistemata in molti punti del territorio con impianti di piccole dimensione, a differenza di quanto avviene con la produzione classica che vede invece grandi centrali elettriche collegate alla rete di trasmissione. Della generazione distribuita fanno parte sia i produttori casalinghi, con 3 kw di pannelli solari sistemati sopra al tetto, sia i parchi in grado di generare diversi MW di energia. Ne fanno altresì parte le produzioni eoliche, termiche, fotovoltaiche e di ogni tipo di energia rinnovabile.

generazione distribuita

Per quanto riguarda il caso italiano, si può dire come si è passati, nel giro di pochi anni, da una situazione in cui grandi aziende costruivano grandi parchi fotovoltaici su terreni incolti, provocando spesso l’ira degli ambientalisti, ad una penetrazione del fotovoltaico casalingo, con oltre 550.000 impianti installati.

Ora, grazie a tecnologie sempre più innovative, che quindi rendono più convenienti le istallazioni, la generazione distribuita crescerà in tutto il mondo fino ad arrivare, sempre secondo le previsioni di Global Data, a 389 GW. Tra appena 5 anni i Paesi Asiatici che stanno puntando in maniera importante sulla produzione di energia rinnovabile, avranno scalzato l’Europa dal suo primato. Basti pensare ai grandi parchi in costruzione nelle Filippine, in India, in Cina e in Giappone, dove oltre allo sfruttamento delle terre si è deciso di affiancare quello delle acque, dove saranno disposti parecchi GW di pannelli solari.

Ma qual è il motivo di questo sorpasso? Senza dubbio anche in esso c’è la scia della crisi economica, che dal 2009 flagella l’Europa e che ha costretto i governi a ridimensionare gli aiuti e gli incentivi destinati alla realizzazione degli impianti fotovoltaici e legati alle energie rinnovabili in genere: questo è senza dubbio l’effetto dei tanti vincoli di bilancio posti indiscriminatamente alle economie dei paesi, senza distinguere tra sprechi e spese per investimenti.

L’aumento della generazione distribuita nei paese delle economie in crescita porterà quindi ad un miglioramento della vita delle persone anche nelle zone più rurali, dove altrimenti sarebbe risultato impossibile far arrivare una comune linea elettrica. E per l’Italia, cosa cambierà? Nonostante leggi sempre più restrittive sugli incentivi (compresa l’ultima confusionaria spalma-incentivi) gli anni passati sono sicuramente serviti a modificare il modo di pensare degli italiani, che ormai considerano normale decidere di inserire un impianto fotovoltaico quando costruiscono casa o addirittura sistemano le pensiline sotto cui parcheggeranno le loro auto: e l’ambiente continuerà a ringraziare.

11/08/2014Permalink

ASD presenta il primo accumulo Guerilla

Friburgo, 30 aprile 2014 – In Italia, la situazione normativa dei sistemi di accumulo non è ancora definita. Se e come si potranno utilizzare i sistemi di storage che immettono l’energia in più nella rete pubblica, nelle abitazioni private o nelle attività produttive e commerciali, sarà deciso solo nel corso dell’anno. Il produttore di sistemi di storage ASD Automatic Storage Device di Friburgo (Germania) ha sviluppato il nuovo sistema “Guerilla”, che può essere installato già oggi in Italia. I primi accumuli Guerilla della ASD sono già stati consegnati in Italia e in Spagna. Durante la Solarexpo a Milano dal 7 al 9 maggio, ASD presenterà il suo nuovo sistema di storage.

Fotografie per la stampa possono essere trovate qui:

“Il nostro sistema “Guerilla” fa sì che l’impianto fotovoltaico non immette mai nella rete pubblica. Il gestore dell’impianto per questo motivo non è ritenuto un produttore di energia elettrica, e non è obbligato a informare il distributore di energia elettrica” dichiara Wolfram Walter, l’amministratore delegato della ASD, inventore e sviluppatore del nuovo sistema di accumulo. “Fino ad oggi, sul mercato c’erano solo sistemi che immettono la corrente in più nella rete pubblica, oppure sistemi a isola, che sono completamente isolate dalla rete. Nel nostro caso però, quando non c’è abbastanza energia né dal solare né dalla batteria, il sistema commuta sulla rete pubblica, e l’abitazione viene alimentata dalla rete.”
A partire da adesso, l’azienda di Friburgo fornisce il sistema Guerilla anche all’azienda italiana Alfavolt, la quale finora a causa della situazione normativa non ha ancora offerto sistemi di accumulo sul mercato italiano. “Con ASD abbiamo trovato un partner competente che fornisce con il sistema di accumulo Guerilla esattamente ciò che ci serve per il mercato italiano”, dice Dominik Kemmerer, il direttore commerciale della Alfavolt, una delle aziende leader in Italia per soluzioni fotovoltaiche e storage. “Vogliamo dare ai nostri clienti la possibilità di autoprodurre e autoconsumare la propria corrente elettrica. Ciò fa particolarmente bene all’ambiente e rende molto più indipendenti: dai costi dell’energia, dai produttori di energia, e dalle reti.”
L’accumulo ASD Guerilla è stato sviluppato all’inizio dell’anno dagli esperti di storage tedeschi. Grazie all’elettronica intelligente, il sistema carica la batteria anche con un irraggiamento basso, già da un Watt di produzione fotovoltaica. Per la commutazione tra rete e batteria, occorrono pochi millisecondi, il che rende il sistema notevolmente più veloce di tutti gli altri sistemi sul mercato. Al contrario di altri accumuli con batteria al litio, il sistema Guerilla si distingue per l’altissima sicurezza grazie alla tecnologia al litio-ferro-fosfato: le batterie non si possono né incendiare né esplodere.
Il sistema di storage ASD Guerilla viene presentato dal 7 al 9 maggio alla fiera Solarexpo a Milano, presso lo stand della Alfavolt, padiglione 6, stand H35.
Stand in fiera: Pad. 6, stand H35

A proposito di ASD
La ASD Automatic Storage Device GmbH ha sede a Friburgo, Germania. L’azienda è stata fondata nel maggio 2013 dagli ingegneri Wolfram Walter e Gerd Knoll. I sistemi di storage solari aumentano al massimo il grado di autarchia dell’abitazione o dell’attività produttiva o commerciale, grazie alla loro elettronica. Tutti i sistemi di storage ASD si basano sulla tecnologia litio-ferro-fosfato dell’accumulo e vengono prodotti in Germania. Nell’autunno 2013, la ASD è stata premiata per la sua tecnologia innovata di storage con il German Renewables Award.

14/05/2014Permalink

l kit autoconsumo fotovoltaico, ecco come avere il massimo risparmio

L’energia elettrica in bolletta continua ad aumentare e per ottenere il massimo risparmio è necessario autoprodurre parte dei propri consumi. Come? Un impianto fotovoltaico è una soluzione. Ma non basta avere il fotovoltaico: oggi è necessario utilizzare il fotovoltaico in maniera corretta. Con un kit autoconsumo fotovoltaico è possibile avere la massima convenienza.

Oggi gli impianti non sono più incentivati (anche se godono delle detrazioni fiscali fruibili dalle persone fisiche) e per generare un buon ritorno economico dall’investimento è necessario autoconsumare, perchè l’autoconsumo è il fattore di maggior risparmio dal fotovoltaico. Vediamo perchè.

Per ammortizzare al meglio l’acquisto di un impianto fotovoltaico è necessario arrivare all’autoconsumo massimo per tagliare le bollette e sfruttare “economicamente” la propria energia, evitando il suo acquisto dalla rete. Comprare energia dalla rete, quando si ha un proprio impianto che può metterla a disposizione “gratuitamente”, è infatti un’operazione onerosa e “anti-economica”.

Il problema è far “coincidere” produzione e consumi: produrre di giorno e consumare di sera non è il modo migliore di consumare quando si ha un impianto fotovoltaico. L’impianto, infatti, produce di giorno e per rendere massima la convenienza bisogna, per quanto possibile, spostare i propri consumi nelle ore diurne: nelle fasce di produzione dell’impianto. Questo per utilizzare la propria energia nel momento stesso della produzione e per ridurre i prelievi di rete.

In ambito domestico, in genere, la maggior parte dei consumi avviene la sera o la notte, quando il fotovoltaico non produce. Come rendere massimo l’uso dell’energia autoprodotta? Con un kit autoconsumo fotovoltaico è possibile raccogliere di giorno l’energia in eccesso per renderla diponibile nella fascia serale e notturna. In questo modo anche di sera sarà possibile usufruire della propria energia, senza prelevarla dalla rete.
kit autoconsumo fotovoltaico

Esempio: Kit Autoconsumo EA

Un kit autoconsumo fotovoltaico è la soluzione ideale per conciliare produzione e consumo: per generare il maggior risparmio possibile in bolletta. Ricordiamo che ci sono attualmente due interessanti agevolazioni per questo tipo di prodotti:

per i privati: detrazione fiscale 50% per ristrutturazioni e fotovoltaico (leggi qui per i dettagli)
per le aziende: finanziamento agevolato con la nuova sabatini (leggi qui per i dettagli).

Ecco cosa cambia tra l’utilizzo del classico kit fotovoltaico ed il kit autoconsumo fotovoltaico

Il classico kit fotovoltaico domestico da 3 kw permette l’autoconsumo istantaneo, ma tutta l’energia non immediatamente autoconsumata viene immessa in rete. L’immissione in rete disperde parte del suo valore perchè il Gse (l’ente che ritira e “paga” l’energia ricevuta dagli impianti) remunera l’energia molto meno di quanto viene pagata in bolletta dagli utenti. Per questo motivo conviene molto di più auto-consumare l’energia prodotta, piuttosto che immetterla in rete.

In genere con il classico impianto fotovoltaico residenziale da 3 kw si ha un autoconsumo del 25-35%: solo un terzo della produzione viene sfruttata per far fronte ai propri bisogni. I Rimanenti due terzi vengono “sprecati” cedendoli alla rete che, precisiamolo, “paga” l’energia, ma la paga poco.
Questi sono i dati medi sull’autoconsumo.

Con un kit autoconsumo fotovoltaico da 3 kw si può raggiungere l’80-90% di autoconsumo grazie all’utilizzo di batterie di accumulo dell’energia prodotta e ad una gestione intelligente dei flussi prodotti. Con un kit di autoconsumo l’energia scambiata con la rete viene resa minima, mentre viene reso massimo l’utilizzo dalla corrente autoprodotta, anche in momenti diversi da quelli della produzione.

Con un autoconsumo dell’ 80%, si ha un risparmio in bolletta dell’80%, con un autoconsumo del 100% si ha un risparmio in bolletta del 100%.

L’autoconsumo viene realizzato mediante lo stoccaggio temporaneo, diurno, dell’energia nel momento della produzione, ed il successivo prelievo della stessa in un momento diverso: nella fascia serale e notturna quando, in casa, avviene in genere, la maggior parte dei consumi.

Con un kit autoconsumo si riesce a trattenere dal 70% fino all’80% della produzione fotovoltaica, con lo scopo di ridurre il prelievo serale.

11/03/2014Permalink

Solarlog News 5 marzo 2014

 

Solar-LogTM News
05/03/2014

Gestione dei consumi e ottimizzazione dell’autoconsumo con Solar-Log

In questi tempi si sente parlare molto spesso dell’importanza dell’autoconsumo e delle funzioni legate ad esso. Indubbiamente, con la fine degli incentivi, le attenzioni si sono spostate sui concetti di risparmio energetico, efficienza energetica e ottimizzazione dei consumi. Tuttavia, spesso si trascura un aspetto fondamentale, e cioè che la base per la corretta ottimizzazione dell’autoconsumo energetico è il preciso rilevamento e la visualizzazione di produzione e consumo. I sistemi Solar-Log offrono varie possibilità di rappresentazione del bilancio energetico. Per impianti già in funzione è sufficiente integrare un contatore di produzione aggiuntivo, collegabile via S0 o RS485. Per impianti in costruzione è possibile installare il modello Solar-Log Meter, disponibile per i modelli Solar-Log 300 e 1200. I Solar-Log Meter dispongono di un contatore integrato e consentono il collegamento di 2 x 3 fasi mediante dei TA.


Esempio immagine superiore
: l’impianto in questione presenta una situazione piuttosto particolare. A ore 05:00 vengono attivati i sistemi di riscaldamento che causano un forte incremento dei consumi (colore rosso). Alle ore 07:00, con l’attivazione di altre strumentazioni, i consumi subiscono un’ulteriore aumento, per poi diminuire proprio quando l’impianto (in precedenza coperto da una montagna) inizia a produrre (parte gialla). In casi come questo, per migliorare l’autoconsumo (parte gialla) sarebbe necessario cercare di dilazionare le attività in cui il consumo è particolarmente intenso nella fascia dalle ore 10:30 alle 15:30, quando l’impianto funziona a pieno regime.


Consiglio: grazie al nuovo sistema di fatturazione del portale WEB “Commercial Edition” ora è possibile disattivare automaticamente un impianto con la decorrenza della licenza. Questa funzione è particolarmente indicata per contratti di monitoraggio limitati a un anno.

La disattivazione automatica si imposta seguendo pochi passi:

– Accedere alla sezione dedicata alla fatturazione all’interno del menu “Amministrazione”

– Aprire la voce “dettagli fatturazione” e selezionare l’impianto nel gruppo prescelto

– Nella scheda “dettagli” dell’impianto, in fondo appare la funzione “disdetta”

– Selezionare la prima data di disattivazione possibile


Nella sezione download del sito web Solar-Log sono scaricabili il nuovo portfolio prodotti, il manuale WEB Commercial e la brochure per installatori

Contattaci per ulteriori informazioni o richiedi il preventivo presso il rivenditore Solar-Log della tua zona, la lista completa la puoi trovare cliccando qui:

Clicca qui per ver verificare la compatibilità del tuo inverter

Solar-Log™ Italy by PVEnergy srl, Via Termeno 4A, 39040 Ora (BZ), Tel. 0471 631032, www.solar-log.com
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06/03/2014Permalink

Internet delle cose: cresce in Italia il numero degli oggetti connessi

…..da WIRED

Seconda la ricerca del’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano sono Smart Car e Smart Home i settori in crescita, mentre per la Smart City c’è da aspettare ancora un po’

Nel 2013 in Italia sono stati 6 milioni, gli oggetti interconnessi tramite rete cellulare, 20% in più rispetto al 2012, con una crescita sul mercato dell’11%. A conferma che l’Internet delle cose non è solo elettronica di consumo, uno dei settori in maggiore espansione è quello della Smart Car – con oltre 2 milioni di auto connesse e un fatturato in crescita del +35% – e della Smart Home in cui, oltre alla soluzioni tradizionali, si affermano nuove applicazioni dedicate al consumatore finale, dalla gestione domestica alla sfera personale.

oggetticonnessi2013

Questi sono i risultati principali della ricerca dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano: la Smart City rimane uno dei principali ambiti di sviluppo dell’Internet of Things, anche se in Italia i progetti riguardano soprattutto applicazioni dai ritorni certi, come illuminazione pubblica e raccolta dei rifiuti.

euro_fatturato

Nello specifico, il 47% del totale degli oggetti interconnessi via rete cellulare in Italia è costituito da autovetture (Smart Car), il 26% da applicazioni di Smart Metering (contatori intelligenti) e Smart Asset Management (gestione da remoto di macchinari) nelle Utility, il 10% da applicazioni di Smart Asset Management in altri contesti come il monitoraggio di gambling machine e ascensori, il 9% di Smart Home, il 5% di Smart Logistics e il 2% di Smart City & Smart Environment.

IoT_Diffusione

Analizzando il fatturato complessivo, si ha più o meno lo stesso ordine. Interessante, invece, il dato secondo cui il 73% del valore di mercato deriva da soluzioni basate interamente su rete cellulare, mentre il restante 27% è legato invece a soluzioni “miste”, che vedono l’impiego di altre tecnologie – come ad esempio Power Line Communication o tecnologie radio, per la raccolta dei dati dal campo.

L’auto connessa

La Smart Car è il settore dell’Internet of Things più dinamico in Italia. Nel 2013 il 95% delle auto connesse hanno utilizzato applicazioni per l’utilizzo di box GPS/GPRS per la localizzazione dei veicoli privati e la registrazione dei parametri di guida a scopo assicurativo.

E in futuro saranno sempre di più i veicoli con SIM cellulare a bordo: si stima che nel 2016 le macchine connesse in Italia rappresenteranno circa il 20%, crescita legata alla sempre maggiore diffusione di veicoli “nativamente connessi”, una funzionalità richiesta dalla normativa eCall, in base a cui da ottobre 2015 tutti i nuovi modelli immessi sul mercato dovranno poter effettuare chiamate automatiche di emergenza.

La casa “intelligente”

L’altro ambito che mostra un grande dinamismo in Italia è la Smart Home, che rappresenta un quinto del fatturato delle soluzioni IoT. Accanto al consolidamento delle soluzioni tradizionali di domotica e automazione industriale basate su tecnologia cellulare, nel 2013 sono nate tante nuove soluzioni rivolte, come dicevamo sopra, direttamente al consumatore dedicate a comfort e sicurezza.

Nei prossimi anni sarà determinante l’impatto della tecnologia Bluetooth Low Energy (BLE) – stessa tecnologia utilizzata per esempio da iBeacon – in grado di facilitare la connessione di oggetti intelligenti di uso quotidiano e dispositivi mobili in ambito domestico. Oggi, infatti, circa l’1% delle abitazioni in Italia è dotato di dispositivi per il telecontrollo del riscaldamento e/o l’antintrusione, ma con l’affermarsi delle tecnologie wireless all’interno dell’abitazione e con la crescente disponibilità di dispositivi BLE si arriverà a più di 3 milioni di oggetti domestici connessi nel 2016 in Italia.

E con l’aumento del numero e della varietà dei dispositivi, sarà sempre più necessario garantire l’interoperabilità tra soluzioni di fornitori diversi, attraverso piattaforme – come il progetto portato avanti Homelab – che unifichino l’esperienza dell’utente, sia in fase di sviluppo e configurazione che nella gestione degli oggetti intelligenti.

Smart City

La Smart City rimane uno dei principali campi di applicazione dell’Internet of Things, anche se in Italia, nonostante tante sperimentazioni, le applicazioni avviate sono ancora circoscritte a poche funzionalità dai ritorni e risparmi certi: come l’illuminazione pubblica intelligente, le applicazioni di raccolta rifiuti per l’identificazione dei cassonetti e il supporto alla tariffazione puntuale.

Internet of Things e startup

L’analisi realizzata evidenzia un grande fermento imprenditoriale nell’Internet of Things sia in USA sia in Europa, poco più di un terzo offrono soluzioni di Smart Home e wearable objects rivolti al consumatore finale che in comune hanno l’utilizzo di app su dispositivi mobili per poter accedere al servizio.

26/02/2014Permalink